sabato 14 aprile 2007

Corriere della Pera

Per la qualità dell'informazione e in particolare a quella riversata nelle nostre menti già stracolme dal principale quotidiano nazionale, certamente molto ben fatto, ma che contiene anche delle grossolanità delle quali i più affezionati lettori a volte si accorgono... e a volte no! Un esempio? Cominciate a scriverli voi, che poi ne aggiungo io...

... solo a titolo di esempio: sappiamo bene che in tutti gli ambienti lavorativi si guarda con sospetto chi si vuole pronunciare in discipline che esulano da quello della propria competenza, mostrando estrema sicurezza sempre e ovunque. Si da il giusto peso alla professionalità - termine perfino abusato - e si rimane perplessi o semplicemente si irride al dilettantismo: ecco il nome dell'improvvisazione in campi non propri.

Nel Corriere abbiamo invece Giovanni Sartori, illustre politologo, che non si accontenta di parlare di storia della politica ma si cimenta con eccessiva disinvoltura in: etica, genetica, demografia, teologia e... chi offre di più?

Sarà perchè chiunque normalmente ritiene sia opportuno ascoltare... analizzare e, insomma, avere più elementi a disposizione prima di pronunciare un qualsiasi giudizio arrivato alla teologia, scienza che studia Dio e le cose create a partire da quanto è contenuto nella Sacra Scrittura, ci concede il suo rispettabilissimo - e ci auguriamo anch'esso pieno di rispetto - parere senza studiare alcunchè. Ora è vero che, seguendo sant'Agostino, la vecchia che sospira nell'angolo di una chiesa è più sapiente di Aristotele, ma vogliamo pure avere un abito mentale, uno stile, una cultura, che nel professor Sartori si presupporrebbe, in grado di soppesare e prudentemente apprezzare ciò che viene detto, come viene detto e da chi? O vogliamo preferire gli sproloqui teologici di Sartori - pardon - a quanto ben più sapientemente Benedetto XVI - che Dio ce lo conservi a lungo! - scrive sull'argomento?

Coraggio, Sartori, che possiamo anche organizzare la gara dei dilettanti e lì potrà partecipare che lei, ma fuori dal suo campo, lasci la strada ai professionisti!

venerdì 13 aprile 2007

Verso la causa


Inizio questo blog con l'intenzione di dare un contributo personale alla prima esigenza di un essere razionale: quella di capire e, precisamente, di capire da dove viene e, in secondo luogo, cosa ci sta a fare, dove va. Mica male, direte, e non avete torto, ma su questo io credo che non solo io, ma tanti sentano l'esigenza di confrontarsi.


Ben inteso: una mia idea io ce l'ho, è chiaro, ma la voglio confrontare.


Sono cristano cattolico, celibe, 46enne, e mi fanno molta tenerezza quelli che ritengono di poter prescindere da questo quesito fondamentale. Io ho avuto la fortuna di aver ricevuto un'educazione alla fede e adesso me la ritrovo come un tesoro del quale non so fare a meno. In realtà anche se lo volessi per me non è possibile, perchè i fatti della vita mi hanno condotto a sperimentare, insieme alle difficoltà e alla solitudine, anche l'evidenza che Dio c'è e se si fa vivo scarsamente è perchè abbiamo qualcosa che ci appanna la vista.

Dio nessuno l'ha mai visto, eppure tutto intorno ci parla della sua presenza: come pensare, infatti, all'infinita ricchezza del mondo, di tutte le cose che sono e sono così non per un concatenarsi di casi, del tutto improbabile nel loro insieme, ma per una precisa volontà che ha dato inizio ad una cellula, ad un organismo, ad un essere animato, ad un essere intelligente. Che questa intelligenza sia frutto del caso è, a ben pensarci, una contraddizione in termini.

E' come se di fronte ad una Cinquecento qualcuno, armato di buona volontà, ci volesse spiegare: "Vedi che magnifico fenomeno: questa automobile si è assemblata da sola, per puro caso, per l'azione del vento, delle intemperie, che ha messo insieme il metallo della carrozzeria, la plastica degli interni, la gomma delle ruote! Questo è proprio un grande prodigio!". Con lo stupore di un bambino noi potremmo pure stare ad ascoltare questo signore, e magari pure trovare suggestivo il suo racconto, ma alla fine ricaveremmo inevitabilmente l'impressione che gli manca qualche rotella.