domenica 4 dicembre 2011

"P.S. Politicamente Scorretto". Guida pratica per ragionare con la propria testa - Premessa

Innanzitutto devo chiarire una cosa: ragionare con la propria testa, cioè ragionare, non è semplice. Non viene “spontaneo”. Questo succede a te, mi dirai, come vedi ti capisco, ma prova anche tu a capire me. Molti di noi sono convinti di ragionare con la propria testa e magari attribuiscono ad altri la mancanza di questo. In realtà non “basta” mettere due pensieri in fila per ragionare con  la propria testa… occorre studiare, approfondire, fare esperienza, non accontentarsi del primo giudizio che passa per la testa… o del primo giornale che si legge per farsi un’opinione, anche se si tratta di un normale molto accreditato e à la page. E poi… ecco la prima affermazione politicamente scorretta:

->per ragionare con la propria testa… occorre affidarsi prima alla testa degli altri.<-

Occorre lasciarsi consigliare, vagliare e poi formulare il giudizio e prendere le decisioni conseguenti.

Viviamo su questa terra da un milione di anni, sarebbe curioso pensare che riusciamo a risolvere i nostri problemi, per la maggior parte di loro, comuni a tutti gli altri esseri umani, prescindendo del tutto dall’esperienza accumulata nei secoli dagli altri. In realtà noi tutti siamo un condensato di pensiero comune, di cultura accumulata nei secoli, per cui questo ci dovrebbe riuscire naturale, ma non è così.

Un primo pericolo contro il quale questo libro vuole mettere in guardia è proprio questo: naturale è bello… si, ma bisogna intendersi sul significato di questa parola. Non tutto ciò che viene spontaneo, naturale, è opportuno.

Politicamente corretto è, infatti, tutto ciò che ci fa sentire sicuri, protetti, avallati dal “sentire comune”. È in un certo senso quello che uno può dire senza che nessuno dica niente, perché è quello che dice in alcuni casi la gente comune, ma nei casi più “raffinati” i benpensanti, quelli che la testa la usano bene, quelli che davvero hanno cultura, autonomia di giudizio, che sono considerati al “top” del pensiero, quelli che scrivono sulle grandi testate giornalistiche, non la gente qualunque… Già: sarà… ma non sarà forse che in questo modo, adeguandoci cioè a quello che dicono o scrivono i benpensanti ci staremo adattando anche noi ad un modo di pensare conformista, piatto, senza alcun apporto veramente originale e, soprattutto, “personale”? Non staremo anche noi incredibilmente entrando a far parte di un gregge forse meno evidente, forse più chic (magari di lana “cachemire”), ma comunque gregge. C’era qualcuno che duemila anni fa si sentiva pastore di un gregge che ancora oggi esiste. Pochi sono coloro che sono disposti a sentirsi oggi parte di un gregge, eppure sono veramente pochi quelli che davvero non ne fanno parte. Di un gregge si fa sempre parte, dell’uno o dell’altro, di una chiesa o di un’altra, ciascuna con i propri riti, le proprie liturgie…

Ho fatto parte del manipolo di persone –“75 colletti bianchi battono il governo” intitolava a nove colonne il Sole 24 ore - che nel 1993 si chiuse dentro un palazzo del centro direzionale di Napoli per impedire la privatizzazione della SME. Sporca faccenda della quale hanno parlato a lungo anche i giornali. Un bene dello Stato venduto – ma sarebbe meglio dire “svenduto” – a pezzi per sanare l’emorragia finanziaria del colosso statale IRI, allora moribondo. Un pezzo qua, un pezzo là… un pezzo a Cragnotti (e poi a Tanzi), uno alla Nestlè, uno a Benetton… e la sede napoletana della finanziaria, dove io lavoravo,  rimase definitivamente SME…mbrata nel 2001. Durante l’occupazione della sede centrale venne a farci visita il senatore Cossutta (…).

In realtà fare parte di qualsiasi gregge aiuta, è comodo, perché in molti casi evita di dover ragionare – che, come dicevo, richiede studio, fatica e coerenza – e questo in qualsiasi ambito: culturale, civile, politico, religioso.

Insomma l’apparenza inganna… e in questo libro mi sforzerò di svelare alcuni sistemi per evitare l’inganno, almeno in molti casi.

Ragionare con la propria testa a volte significa rimanere soli, essere incompresi, ma – tant’è – chi ragiona con la propria testa resiste, anche da solo, perché niente è più appagante per lui di percorrere il sentiero che porta alla verità.

Riuscire a
->rapportarsi correttamente alla realtà,<-

che, alla fine, è ciò che conta.
Per questo, però, non è sufficiente sviluppare un’autonomia di giudizio. Questo è molto – significa sapersi regolare, essere legge a se stessi, dall’etimologia del termine greco che poi, come si dice a Napoli, patria dell’epicheia, elasticità mentale, capacità di saper fare a meno di regole esterne… libertà interiore - ma non basta. Si tratta di adeguare la propria condotta alle proprie acquisizioni intellettuali, a ciò che si scopre essere la verità. Si tratta, in definitiva, di

->Onestà intellettuale.<-

Essa richiede impegno, coerenza, onestà innanzitutto con se stessi, riconoscere i propri errori. Il cammino sarà irto, faticoso, solitario, ma ne vale la pena. Un’altra norma fondamentale è quella di non cercare d’imporre agli altri una verità seppur faticosamente raggiunta, ma cercare la strada del dialogo e della condivisione di una base comune, che non significa l’annullamento delle differenze, ma la scoperta di un terreno comune sul quale costruire la città degli uomini, traendo spunto e ricchezza dalle differenze e dalle tradizioni, in attesa – almeno da parte di alcuni - di poter condividere - se possibile - anche quella celeste, insieme con gli altri.

Progetto: Guida pratica per ragionare con la propria testa.

Vorrei condividere con voi alcune riflessioni che presto dovrebbero far parte di una pubblicazione dal titolo "P.S. Politicamente Scorretto. Guida pratica per ragionare con la propria testa".

Il mondo di oggi brulica d'informazioni, ma raramente queste entrano a far parte di quel bagaglio d'idee, di concetti, di conoscenze, di ragionamenti, di giudizi che a livello individuale ma anche sul piano sociale si chiama "cultura". La causa di questa inefficacia risiede nel numero delle informazioni, ma anche nella loro qualità. Soprattutto per quanto riguarda la televisione, ma spesso anche per la stampa, le informazioni divulgate non seguono i principi etici fondamentali della ricerca, della documentazione, della verifica delle fonti e della separazione fra il dato di fatto e le valutazioni personali. Oggi si parla e si scrive spesso per sentito dire senza avere gli elementi necessari a formarsi un'idea o, a fortiori, per formulare un giudizio che sia davvero "personale".
 
Inoltre c'è una selezione delle fonti d'informazione che spesso va a favore delle fonti più facili, più comode, in un certo senso, che normalmente coincidono con quelle che rendono più passivo il soggetto informato, che rischia così spesso di essere un oggetto bersagliato, che alla fine non si forma.

Ecco perchè è utile avere degli strumenti che in primo luogo diano una consapevolezza maggiore di quanto accade e in seguito possano aiutare a pensare, a ragionare e, infine, all'obiettivo di questo lavoro che è, come dice il titolo, "ragionare con la propria testa". I tre passaggi sono, come si vede, differenti e per nulla scontati per cui occorre - lo diciamo adesso in tutta onestà - lo sforzo personale. Uno sforzo che non si limita allo studio, ma comprende - anche questo lo anticipiamo - la disponibilità a cambiare le proprie idee e, cosa ancor più ardua, il proprio modo di fare. Il percorso per scalare i tre gradini prima enunciati, infatti, il pensare, il ragionare e il ragionare con la propria testa è un percorso ambizioso. Non tutti vorranno percorrerlo, la maggior parte si accontenta delle mete intermedie, ma se lo si compie interamente, sopportando lo sforzo pazientemente, alla fine si potrà godere di una vista splendida, libera ma che non si accontenta solo del grande bene della libertà perchè questa cerca di mettere al servizio della verità, che in fondo, al di là dell'autocompiacimento, è l'unica cosa che rende veramente liberi.

Il tema non è facile e non è da tutti condiviso: ecco perchè mi accosto ad esso in punta di piedi, senza avere la presunzione di possedere se non una parte della verità e nella consapevolezza di avere bisogno degli altri per acquisirla, ma senza per questo disconoscere quanto, nel tempo e attraverso il proprio sforzo coerente, ho acquisito. Questo sarebbe, infatti, umilismo di maniera, che non serve a nessuno.