domenica 21 settembre 2008

Il rapporto con Dio

Ma veniamo al dunque: assodato che chi cerca Dio non è "uno che ha problemi" o, comunque, non lo è più di altri, è semplicemente
  • uno che riconosce di non essere Dio e
  • si chiede se c'è la possibilità che quel Dio di cui le cose all'esterno ci parlano ("per ea quae facta sunt", direbbe San Paolo) è attingibile, raggiungibile, se si può entrare in rapporto con Lui.
Se si è in questa posizione si è già a metà del cammino perchè, per quello che è la mia esperienza, da parte Sua Dio vuole entrare in rapporto con noi e non aspetta altro che noi lo cerchiamo o, almeno, ammettiamo anche solo la possibilità che Egli esista. Già l'Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra, quel che cerca di più è semplicemente questo: che ciascuno di noi gli apra uno spiraglio.

Molto spesso a farci entrare in questa condizione, comune a tutti e rimovibile solo con un'azione positiva della volontà, è l'amore. L'amore del fidanzato o della fidanzata, del marito o della moglie, l'amore di una persona cara, l'amore di un figlio. Talvolta è l'amore per la natura che si esprime in una bellissima giornata di sole o anche nella forza di una tempesta, nella bellezza di un fiore...

A questo punto non rimane che provare:

  • non bisogna necessariamente entrare in una chiesa e mettersi in ginocchio anche se queste cose possono aiutare a "pregare anche con il corpo" e c'è molta saggezza in questo
  • basta dire - sapendo che ci ascolta - "credo che sei qui. che mi vedi, che mi ascolti..." e magari, se non ci viene altro: "non so pregare... aiutami!"

Qualcuno dirà: "E vabbè, ma se uno arriva a dire questo vuol dire che ci crede davvero... il problema non c'è..."

A parte il fatto che non è vero: il problema c'è anche per chi crede. Diceva un santo alla fine della sua vita che quando pregava si sentiva come un bambino che balbetta... Si tratta, ripeto, anche solo di ammettere la possibilità che sia così davvero, anche perchè, diciamocelo francamente, così come tante volte ci siamo detti: "Dio non può permettere questo!" oppure: "Signore, perchè permetti questo?" tante volte, sentendo quello che Gesù diceva ci siamo detti: "Questo lo poteva dire solo Dio!". Come ad esempio quando perdona l'adultera dopo aver sgominato i suoi aggressori che volevano lapidarla: "Chi è senza peccato scagli la prima pietra contro di lei". Non aveva fatto una buona azione quella donna: aveva commesso adulterio e Gesù stesso non la premia ma le dice: "Va e non peccare più...", ma non la punisce come volevano fare gli uomini...

Ecco: un bell'aiuto al momento di pregare è proprio il Vangelo. Spesso Dio ci parla propio attraverso di esso. L'esperienza di leggerlo per conto proprio può trasformarsi - spesso è proprio così perchè, ripeto, in realtà quando noi cerchiamo Dio scopriamo che è Lui che ci cerca dapprima - nell'esperienza di scoprire che non siamo noi a leggere il Vangelo ma è lo stesso Vangelo che ci parla. Per questo consiglio di leggerlo un po' di tempo - cinque minuti - tutti i giorni e poi di lasciare che il cuore si esprima nei confronti di Dio. Se faremo così cominceremo a scoprire tante situazioni nelle quali Dio ci cerca, ci aiuta, ci vuol bene, ci dimostra che ci vuole bene e la vita, pur senza che accadano miracoli, senza che spariscano tutti i problemi, assume un altro rilievo, un'altra prospettiva.

C'è da dire una cosa e poi per il momento mi fermo e cioè che la condizione di grazia - di amicizia con Dio, di legame non rotto o rovinato dal peccato - facilita le cose. Se uno è andato contro la propria coscienza, che è il luogo dove Dio abitualmente ci parla, è difficile ascoltare Dio perchè , almeno in quella circostanza gli abbiamo detto: "Non mi interessa quello che hai da dirmi, io voglio questo e basta", magari prendendo quello chenon era giusto prendere. Allora dobbiamo prima chiedergli scusa, come faremmo con un amico bidonato. Forse ci troviamo proprio in questa situazione. Orbene esiste un mezzo che Dio stesso ci ha indicato attraverso Suo Figlio: "A chi rimetterete i peccati saranno perdonati, a chi non li rimetterete resteranno non perdonati". Si tratta della Confessione. Dio ha scelto questa via per rientrare in amicizia con Lui, sceglierne un'altra oltre a essere segno di presunzione, non garantisce il risultato. Ci vuole umiltà e fede, le due cose non si ottengono se non chiedendolo e sforzandosi di essere coerenti con quello che si chiede. In fondo è: "Aiutati che Dio t'aiuta".

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